10 Lug LA DIFFERENZA TRA SENSAZIONE ED EMOZIONE
Discorso di John G. Bennett tenuto il 17 marzo del 1949 nella Livingstone Hall
“Vorrei consigliarvi di lavorare con dedizione su una cosa fino a che non l’avrete compresa a pieno e padroneggiata: la distinzione tra la “sensazione del corpo fisico” e il “sentire del corpo emozionale”. Si tratta di uno dei fondamenti del metodo pratico che il signor Gurdjieff sta trasmettendo in questo momento alle persone per aiutarli nel loro lavoro, e ci sono molte cose che non si possono fare e molti livelli di coscienza che non si è in grado di acquisire senza questa distinzione nella propria esperienza immediata (quotidiana); egli definisce questa distinzione tra “me” e “me stesso”. Con “me” si intende l’esperienza di noi stessi che proviene dalle nostre emozioni; con “me stesso” si intende quell’esperienza di noi stessi, che passa attraverso le sensazioni fisiche.
Ordinariamente, entrambe queste percezioni sono fuori dalla portata dell’osservazione immediata o sono comunque sotto la soglia della nostra esperienza cosciente: entrambe fanno parte del nostro strato sub-conscio e vengono abitualmente percepite solo quando il nostro stato di coscienza riceve impressioni di particolare intensità, come il dolore fisico o una potente emozione.
Inizialmente, non potete aspettarvi di percepire in voi la “sensazione del corpo fisico” e il “sentire del corpo emozionale” contemporaneamente; si deve lavorare appunto su questo, continuamente e con persistenza. Bisogna cominciare rendendosi consapevoli delle sensazioni che di solito non si notano, come ad esempio la sensazione dei piedi sul pavimento e la sensazione del tatto in generale quando il vostro corpo è in contatto con qualcosa senza movimento. È abbastanza facile avere la sensazione, per esempio, di uno sfregamento della mano su qualcosa di ruvido, ma se la mano rimane tranquillamente poggiata su una superficie liscia, molto rapidamente si perde ogni sensazione di contatto; si può fare facilmente questo esperimento. E’ difficile dire in quale posizione o postura si trovi un arto senza spostarlo, guardarlo o qualcosa del genere, quindi, si dovrebbe iniziare a lavorare su cose semplici come questa – il che vuol dire imparare a percepire il contatto statico del vostro corpo con i vestiti che avete addosso, poi con altri oggetti esterni, e imparare quindi a percepire la postura del corpo, la posizione delle varie membra senza muoverle e senza guardarle, senza pensarci, e così via.
Potete anche a lavorare su altre percezioni interne, sperimentando l’attività del sistema nervoso che corre lungo tutto il corpo e invia messaggi alla colonna vertebrale. Dovete lavorare sull’Osservazione di questo aspetto il più possibile, in qualsiasi momento. Provate la sensazione interiore degli arti e delle varie parti del vostro corpo, e poi, di volta in volta, e procedendo sempre con maggiore intensità, cercate di sperimentare tutto il corpo in questo modo attraverso le sensazioni. Osservate come ci si può rendere conto di tutto l’essere vivo del corpo, senza pensarci, senza guardarlo, senza dover dipendere da ogni movimento o cambiamento di postura, senza una sensazione di dolore o fastidio; è sufficiente percepire il vostro corpo imparando ad avere consapevolezza dell’intero sistema nervoso che lo pervade. Dopodiché lavorate anche sul sentire, sulle emozioni; cercare di vedere come il vostro stato emotivo è qualcosa di indipendente dalla mente e indipendente da questo processo di sensazioni che viaggia nel corpo. Provate a vedere come i risultati della vostra esperienza sono tutti espressi in termini di uno stato emotivo, uno stato di euforia o depressione, eccitazione, meraviglia, piacere e tristezza, desiderio, avversione, e osservate come questo susseguirsi di sentimenti viene da una parte di voi che si può facilmente sentire come separata da quello che accade nel vostro cervello e quello che succede nella vostra parte sensibile.
Osservate come sia possibile raggiungere un certo tipo di sensazione di “sé”; questo è ciò che il signor Gurdjieff chiama “me”. E se poteste riunire nella vostra esperienza a vivere sia il “me” che il “me stesso”, comprendereste in altre parole riuscite a percepire tutta la vita del vostro corpo e ad avere anche la sensazione di sentirsi presenti in esso; cercate di avere questa sensazione concretamente e direttamente, non solo come qualcosa che colora i vostri pensieri; cercate di cogliere l’esperienza della successione degli stati emotivi che è presente in voi in maniera diretta (reale). Non sarà facile aiutarvi nelle molteplici difficoltà che incontrerete in questo lavoro speciale, perché ho l’impressione che lavoriate troppo con la vostra parte razionale; recentemente ho notato questa caratteristica con molta frequenza nelle persone con cui ho parlato in varie riunioni. Eppure ci sono altre persone la cui parte sensibile reagisce molto violentemente a vari stimoli, ma che sono del tutto incapaci di vivere questo “me”, perché quando vivono un’ondata di sentimento che li abita, questa sembra sommergere tutto e non resta niente altro. Così per ognuno, a prescindere da quale che sia la sua particolare mancanza di equilibrio, questo lavoro è necessario, e in ogni caso è necessario perché senza di esso non è possibile seguire alcuni consigli pratici che le persone possono aspettarsi di ricevere se lavorano sodo e se ne guadagnano l’opportunità.”
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