Essere al centro

Essere al centro

Dobbiamo trovare un equilibrio tra tensione e abbandono. Non riesco a conoscere me stesso perché cerco di conoscermi come se fossi qualcosa di immobile, di statico. Ma sono invece energia sempre in movimento, o verso l’interno o verso l’esterno. I movimenti giungono dai miei diversi centri. Quando i movimenti vanno verso l’esterno, la relazione con l’interno si spezza e non c’è più un sostegno interno, un centro di gravità. C’è una tensione che sembra un muro. Quando i movimenti vanno verso l’interno, la tensione scompare ma fa spazio a un rilassamento che molto spesso diventa passività.

Non so come impegnarmi all’esterno e non so come vivere all’interno.

Non conosco le leggi della vita. Il coinvolgimento con l’esterno e il ritorno della mia energia (tensione e abbandono) avvengono senza un senso, un ordine o una verifica. Tra di essi non c’è equilibrio né scopo. All’interno l’attenzione e la volontà sono sempre passive. Allo stesso tempo, il corpo e le funzioni sono attive. Fintantoché questa relazione rimane così com’è (all’interno passivo e all’esterno attivo) non comparirà nessuna nuova possibilità. Devo sentire la necessità di cambiare questa relazione così che il corpo e le funzioni accettino uno stato di passività volontaria. Questo può avvenire solo se trovo attivamente una collocazione al centro di gravità della mia attenzione, l’attenzione volontaria della mia intera presenza, l’eco dell’io.  

Si fa allora strada una sensazione precisa e, insieme al bisogno di lasciarla diffondere, prende spazio da sé un certo rilassamento. La sensazione si definisce. È come se facessi spazio a qualcosa di essenziale, o piuttosto è una presenza essenziale a farsi sentire in tutto il corpo.

Mi accorgo di avere la tendenza costante a interferire, a fissarmi e attaccarmi a questa sensazione, e che questa tendenza la indurisce e le toglie vita. Devo perciò tornare a un livello, a una profondità al mio interno in cui, senza interferenza, sia veramente possibile un equilibrio tra quella sensazione e il rilassamento. La sensazione si definisce. È come se facessi spazio a qualcosa di essenziale, o piuttosto è una presenza essenziale a farsi sentire in tutto il corpo. Mi accorgo di avere la tendenza costante a interferire, a fissarmi e attaccarmi a questa sensazione, e che questa tendenza la indurisce e le toglie vita. Devo perciò tornare a un livello, a una profondità al mio interno in cui, senza interferenze, sia veramente possibile un equilibrio tra quella sensazione e il rilassamento.

All’inizio tendo a provare questa sensazione prevalentemente nel plesso solare o nella testa.

Ma con il rilassamento, la sensazione si espande e prende la forma di una presenza globale che ha le sue radici nell’addome. Gurdjieff indicava sempre l’addome come centro di gravità dell’essere, il punto in cui il secondo corpo si attacca al primo. Lascio fluire la mia energia verso questo centro di gravità, che fa da supporto a tutta la parte superiore del corpo. È anche il sostegno del pensiero e del sentimento. Non appena mi centro, sento che il mio pensiero è libero, che il sentimento è libero. Da questo centro, in modo pienamente naturale, posso stare in contatto con tutte le parti di me. Sono in una posizione di  equilibrio. L’equilibrio viene mantenuto dalla sensazione, rinnovata come atto di obbedienza a quella Presenza di cui desidero seguire le leggi. Il mio corpo è completamente abitato. È animato dalla Presenza, che in questo momento è più forte del corpo stesso, più forte dei pensieri e dei desideri.

La mia Presenza è totale.

L’io abituale non giudica e non valuta più, e non sono più guidato da esso. Appare un altro ‘io’ capace di aprirsi progressivamente al significato dei centri superiori. Mi sento più stabile. Per sperimentare davvero questa Presenza, ho bisogno di adottare un preciso atteggiamento interiore ed esteriore, che mi permetta di entrare in contatto con la sorgente stessa della vita da cui derivo.

Jeanne de Salzmann

 

 

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