con Shurta Fasan – Giulia Mion – Parvani Lorenzon – il Pianista Omar John Darder e
la Violoncellista Daria Rossi Poisa
I soprani: Carla Kaamini Carretti e Valentina Marraffa – Voce Narrante Lara Calisi
Louise Welch
Agli inizi di gennaio del 1924, Gurdjieff arrivò a bordo della SS Paris.
Fra le trenta persone che lo accompagnavano, vi erano Madame Olga de Hartmann, che divenne poi sua segretaria, e suo marito, Thomas de Hartmann, un pianista e compositore di talento che nei giorni andati aveva suonato per lo Zar e composto musica per il Balletto Imperiale. Era de Hartmann a trasporre i temi musicali di Gurdjeiff in uno scritto suonabile. Successivamente, la troupe fu portata in alloggi più permanenti in una casa a tre piani sul lato occidentale di Manhattan. Un lato della casa ospitava Gurdjieff e gli Hartmann, sull’altro abitavano gli studenti più giovani.
Sessioni pratiche delle danze sacre di Gurdjieff, più semplicemente chiamate “movimenti” ebbero inizio in una sala che apparteneva a Rosetta O’Neill, e successivamente alla Lesley Hall, non lontano dalla casa in pietra di arenaria. Come erano soliti fare nella casa, gli studenti spazzavano, lavavano la sala e costruirono un palcoscenico adatto per tre file di danzatori. La parola d’ordine era lavorare insieme. Madame De Hartmann era circondata da donne che tagliavano modelli da sartoria e cucivano costumi. Si portarono tamburi ed un pianoforte Per questa prima dimostrazione privata delle danze, Orage invitò scrittori, artisti ed altre persone interessate. Gurdjieff sembrava essere gratificato dalla risposta, e dichiarò che il suo gruppo era pronto per una dimostrazione più pubblica.
Orage aveva già incontrato Alice e Irene Lewisohn, figlie del filantropo responsabile dello studio Lewisohn, che era proprietario della Neighborhood Playhouse.
Dopo aver visto i movimenti alla Lesley Hall, le sorelle offrirono il loro teatro per la prima dimostrazione generale delle danza sacre, che ebbe luogo ai primi di febbraio 1924.
Sarebbe difficile esagerare la mancanza di preparazione degli Americani al vedere per la prima volta gli allievi di Gurdjieff in azione. Essi sapevano vagamente che i movimenti erano una qualche sorta di danza speciale, che proveniva da antiche fonti orientali. In quel periodo, la danza innovativa era incentrata sull’influenza di Isadora Duncan, che fu poi considerata rivoluzionaria o, per gusti più classici, vi era un interesse crescente per il balletto. Voci contraddittorie a proposito della dimostrazione tenuta a Parigi avevano raggiunto le orecchie di coloro che erano particolarmente interessati alla danza in quanto forma artistica, che si rendevano conto che questa forma doveva essere guardata in un modo diverso, ed erano ansiosi di essere fra i primi a prenderne visione.
Lisa Delza, danzatrice e coreografa, ricorda dell’eccitazione che aveva percepito nell’udire dal poeta Hart Crane che vi sarebbe stata una dimostrazione dei movimenti di Gurdjieff alla Neighborhood Playhouse, che aveva di per sé una reputazione di avanguardia. Miss Delza ricorda:
“Vi andammo con Jean Toomer e Margaret Naumberg, che era allora a capo della scuola di Walden. Fuori dal Teatro, Orage ci presentò a Gurdjieff. Stava in piedi all’ingresso della lobby a distribuire i biglietti, sapete come faceva le cose, qualcuno lo passava dopo averlo guardato con attenzione, ad altri dava i biglietti. Ce li diede e fummo dentro.”
Sebbene egli non prendesse parte alle danze, Orage parlò dal palcoscenico per preparare il pubblico a quanto stavano per vedere. Orage disse:
“Questo tipo di ginnastica ha un doppio scopo. Contiene ed esprime una certa forma di conoscenza ed allo stesso tempo serve quale mezzo per acquisire uno stato armonioso dell’essere.
Si giunge a conoscere i massimi limiti possibili della propria forza mediante la combinazione di movimenti innaturali nella ginnastica individuale, che aiuta ad ottenere alcune qualità di sensazione, vari gradi di concentrazione, e la necessaria direzione di pensiero e di sensazione.
Perciò la danza sacra antica… è un libro, per così dire, che contiene una conoscenza definita.”
Il programma iniziò con i danzatori in uno schieramento quasi militare di sette file di tre, condito però di una morbidezza alquanto poco militare. Sia gli uomini sia le donne vestivano tuniche bianche su pantaloni interi raccolti alla caviglia, molto simile al modo di vestire del Rajput, che rispondevano cedendo ai movimenti del corpo. Le tuniche erano strette in vita con cinture bianche, che si chiudevano sul lato sinistro, nei sette colori dell’iride, e per i primi pochi movimenti i danzatori stettero nell’ordine: rosso, arancio, giallo, verde, blu, indaco violetto. Sebbene rimanessero così per gli “obbligatori”, i loro rapidi movimenti in figure complesse sembravano far mutare e scambiare i colori. Qualcuno del pubblico disse che era come vedere la luce bianca passare molto lentamente attraverso un prisma e scomporsi nel suo ordine di spettro.
Seguirono esercizi dervisci, eseguiti da uomini in costumi islamici, e poi danze di una bellezza elusiva, basate sui simboli associati al lavoro di Gurdjieff. Vi fu una pausa, seguita da un silenzio che il pubblico condivise, che da allora è stata considerata una caratteristica di intermezzo di queste dimostrazioni. Pareva la gente non avesse voglia di chiacchierare e prestasse attenzione al momento in cui Orage sarebbe ritornato sul palco a prepararli per l’esercizio dello “stop”.
Non appena il danzatore ode il grido di stop, spiegò Orage, egli deve “congelarsi” e rimanere immobile fino al segnale di sciogliersi nella sua postura più abituale. Vi erano varie spiegazioni per l’esercizio, egli disse loro. Poiché il corpo viene fatto arrestare in posizioni alquanto impreviste, il danzatore non può fare a meno di osservarsi in una nuova situazione: fra le posture, per così dire. Questo era il solo modo di rompere il ciclo vizioso dell’automatismo.
Nessuna spiegazione avrebbe comunque potuto preparare gli allievi o il pubblico all’esercizio di stop. Coloro che lo videro ne furono scossi. Alcuni riferirono le loro reazioni come paura. Altri furono shockati da una nuova possibilità umana. Altri riferirono che i danzatori, ancora congelati nello stop, caddero dal palco nella fossa dell’orchestra. Ciò, naturalmente, non avvenne, ma lo shock dell’obbedienza completa al segnale urlato colpì il pubblico in modi imprevisti.
New York, Febbraio 1924.
Copyright © 1982, 2002 Patrimonio di Louise Welch
Questo brano è tratto da Orage with Gurdjieff in America di Louise Welch Boston/London: Routledge & Kegan Paul, 1982 pagine 3-6.Nella seconda metà degli anni ’20, Louise Welch studiò con A.R. Orage nel corso degli otto anni che trascorse a New York. Successivamente, ella visitò l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo di Fontainbleau, ove incontrò Gurdjieff. Successivamente, quando i coniugi Ouspensky giunsero negli Stati Uniti nel 1941, essa lavorò con loro a New York e Mendham, NJ. Dopo la morte sia di Ouspensky sia di Gurdjieff, ella fu fra coloro che Jeanne de Salzmann chiamò a divenire fiduciaria della Fondazione Gurdjieff in America.
Un allievo anziano di Gurdjieff, Parigi, 1947
Le danze ed i movimenti sacri hanno sempre giocato un ruolo importante nel lavoro delle scuole reali.
Essi esprimono una dimensione sconosciuta e rivelano ciò che è nascosto all’uomo medio: la realtà di un livello più elevato di essere. Se siamo in grado di passare dal nostro livello ordinario ad uno più elevato, ciò significa che in noi qualcosa è cambiato. I cambiamenti sono governati da leggi cosmiche definite, ed una conoscenza di queste leggi esiste e può essere scoperta.
Nel corso dei suoi lunghi viaggi e soggiorni in templi e monasteri del Medio ed Estremo Oriente, e dell’Asia Centrale, Gurdjieff assistette e prese parte a varie danze e cerimonie rituali, e comprese che la danza poteva essere impiegata come un linguaggio per esprimere conoscenza di un ordine più elevato: conoscenza cosmica.
Questa lingua è matematica, conformemente ad una misura esatta. Ogni movimento ha un luogo che gli è stato assegnato, una durata ed un peso. Le combinazioni e le sequenze sono calcolate in modo matematico. Posture ed atteggiamenti sono disposti per produrre emozioni definite e predeterminate. In queste, colui che le osserva può anche partecipare: può leggerle come uno scritto cui possono prendere parte emozioni più elevate ed una mente più elevata.
Nel creare questi movimenti, ogni particolare ha un significato, si tiene conto del minimo elemento, nulla è lasciato al caso o all’immaginazione. Vi è un solo gesto, postura o ritmo possibile con cui rappresentare una data situazione, umana o cosmica. Un altro gesto, postura o movimento non rappresenterebbe la verità: sarebbe falso. Se vi è il minimo errore di calcolo nella composizione del movimento, la danza sarebbe dissacrata, e la fantasia prenderebbe il posto della conoscenza.
Il Sig. Gurdjieff, nel corso di una lunga vita dedicata a studiare ed interrogare, si è impadronito dei principi di queste danze sacre, che costituiscono un ramo dell’arte oggettiva. Comprendendone i principi, egli era in grado di dimostrare le verità attraverso questi movimenti.
Fin dall’inizio, lo studente, attraverso l’alto grado di attenzione sostenuta necessaria per perfezionarsi nei movimenti, impiega uno dei mezzi specifici di auto-conoscenza e di ottenimento della “cognizione e comprensione della realtà”.
Copyright © 1969 C.S. Nott
Un estratto da C.S. Nott: A Journey Through This World: The Second Journal of a Pupil, Weiser, 1969, pp. 240-241.