03 Mag La grande ipnosi collettiva secondo Gurdjieff
Una particolarità dell’insegnamento di Gurdjieff è la non-identificazione con le situazioni, le persone, gli eventi, le ideologie e le mode del mondo esterno.
Esse ci rendono schiavi. È la grande ipnosi collettiva che fa degli uomini un immenso gregge nel quale altre pecore, schiave ed ipnotizzate anch’esse da altre identificazioni, ma abbastanza scaltre da rendersi conto dello stato patologico e psicologico degli altri uomini, ne approfittano per i loro fini di potere pur restando anch’esse schiave delle loro stesse ideologie o del denaro.
Gurdjieff era solito citare questa parabola: “Un pastore aveva bisogno della carne e del vello delle pecore del suo gregge, ma queste gli sfuggivano e si disperdevano nei boschi e negli anfratti. Pensò allora di ipnotizzarle e far credere loro di essere degli uomini. “Tu sei un re” diceva, “Tu sei un avvocato”, “Tu un ingegnere” e così via. In questo modo esse, identificate in tali funzioni, rimasero tranquille a vivere nella loro illusione ed il pastore poteva così scannarle ed avere il loro vello e le loro carni.” È evidente l’allegoria. Noi siamo preda delle illusioni della natura e delle identificazioni che noi stessi, in più, ci siamo create. Ci identifichiamo nelle nostre professioni, nel nostro lavoro, nei nostri hobbies ecc., fino a raggiungere livelli di fanatismo, che portano ad eccessi, anche se su un piano “più alto”.
Anch’io, ad esempio, potrei identificarmi con le teorie e le tecniche di Gurdjieff, e diventare un fanatico ammiratore del suo lavoro, perdendo il necessario senso di equilibrio. In tal caso, cadrei in uno stato di ipnosi: occorre invece essere sempre coscienti ed osservarsi. “Osservare sé stessi” è la tecnica basilare del Lavoro; osservare sé stessi dal di fuori e dall’alto ci permette di migliorare.
Ricordiamo la famosa favola di Fedro che narrava come Giove avesse fatto indossare agli uomini due bisacce: in quella davanti vi sono i loro pregi e in quella dietro la schiena i loro difetti. Come si giunge dunque al risveglio? La prima fase consiste nell’auto-osservazione. Ma questa osservazione, per avere efficacia, deve essere spietata e non tenere conto di alcuna autogiustificazione.
Un esempio pratico lo abbiamo quando ci specchiamo. Inconsciamente ci poniamo nella posizione migliore cosicché, quando qualcuno ci fotografa di sorpresa e ci mostra la foto, troviamo sempre che è peggiore dell’immagine che abbiamo di noi stessi; eppure la macchina fotografica è imparziale. Questo vale a tutti i livelli; siamo tutti convinti di essere buoni e altruisti, e sul piano intellettuale sono sempre gli altri che non capiscono niente mentre le nostre idee sono le sole giuste. Crediamo di essere i soli depositari della verità con la V maiuscola. Da qui scaturisce la necessità dei gruppi. Nell’entrata e sui muri del castello di Fontainebleau vi erano grossi cartelli con la scritta: “Qui la personalità non ha alcun diritto di esistere”. Quando essa emergeva, nel quotidiano rapporto e contatto con i membri del gruppo, Gurdjieff lo faceva subito rimarcare: era una continua lezione e studio di sé.
Mario Bottazzi
tratto da “GURDJIEFF e il suo INSEGNAMENTO” – quaderni di studi esoterici e filosofici
Nessun commento