03 Lug Il funzionamento della mente
Cosa significa essere presente, essere qui ora?
Ho la sensazione di essere presente; lo penso, lo sento. I tre centri sono presenti con la stessa forza, con un’intensità che deriva dallo stesso grado di attività. Sento un’energia che circola più liberamente tra di loro, che non viene trattenuta in un luogo più che in un altro. Questa energia è nutrita volontariamente dalle tre parti. C’è una direzione comune, che offre la possibilità di un’azione comune in cui l’impulso deriva contemporaneamente dai tre centri. Desidero conoscere con tutte le parti di me.
Per essere presente, devo comprendere il lavoro della mente pensante: devo capire che ha la funzione di situare e spiegare, ma non di fare esperienza. Il pensiero è costituito da una conoscenza che si è accumulata sotto forma di immagini e associazioni, e che afferra ed esperisce solo per far rientrare questa conoscenza nelle categorie del conosciuto. Anche se, quando è quieto, il pensiero è in grado di confrontarsi con il nuovo, ma lo trasforma immediatamente in qualcosa di vecchio, con un’immagine che è già stata oggetto dell’esperienza. L’immagine risveglia una reazione immediata. Ciò si ripete continuamente, così che non c’è mai nulla di nuovo.
Posso oggi dire di sapere chi sono? L’atteggiamento della mia mente mi permette davvero di confrontarmi con questa domanda? È più importante di quanto credo. Sono convinto della mia ignoranza e dell’inutilità di tutto ciò che credo di conoscere? Potrei anche dire di sì, ma non lo sento veramente. Valuto la mia conoscenza e voglio sempre fornire una risposta o arrivare a una conclusione. Sono condizionato da questo. Tutto ciò che so limita la mia percezione e condiziona la mia mente. Tutto ciò che conosco è un ammasso di ricordi che mi costringono ad accumulare, ripetendo lo stesso tipo di esperienze.
Ho bisogno di vedere che la mente è sempre mossa dalle richieste del mio “io” ordinario, dalle sue associazioni e reazioni: questo la corrompe. Un pensiero mosso dalle associazioni non è un pensiero libero. I sentieri che percorre sono disseminati di ostacoli che prendono la forma di immagini, idee fisse ed esperienze. Questi immobilizzano il pensiero, o ne deviano il corso pur dando sempre un’impressione di continuità. Tuttavia la continuità non sta nel materiale che occupa il pensiero, ma nell’energia stessa. Credere nel materiale tiene l’energia imprigionata nel circolo dei pensieri: essa perde così ogni dinamicità e acutezza e si indebolisce sempre di più; il pensiero si fa meschino e di vedute ristrette. Lo possiamo notare nelle tensioni costanti che affliggono la testa, il viso e il collo.
Una mente soggetta ad un “io” ordinario non può stare ferma. Ma la tranquillità e una mente calma non verranno voltando le spalle o combattendo contro questa condizione. Questo non porterà alla liberazione. Posso liberarmi del condizionamento solo vedendolo, senza ignorarlo né negarlo, senza correre il rischio di creare un nuovo condizionamento. Ho bisogno di vedere e capire il funzionamento della mente. La mente è la sorgente e il centro del mio “io” ordinario, l’ego. Questo “io” cerca di sicurezza. Ha paura e si identifica per trovare tale sicurezza: si tratta di una battaglia continua. La mia coscienza abituale si basa interamente sul giudizio: accettare o rifiutare. Ma questa non è una vera coscienza. Di fatto, in questo stato, senza una mente quieta, non può rivelarsi a me nulla di vero.
Tratto da “La realtà dell’essere” di Jeanne De Salzmann, allieva/assistente di Gurdjieff e insegnante di Movimenti e Danze Sacre
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