14 Ott Un commento al libro di G.I.Gurdjieff: I racconti di Belzebù al nipote
Gurdjieff si era proposto di scrivere dieci serie di libri. Ne scrisse invece tre, di cui solo due destinate alla pubblicazione. Era sua disposizione precisa che si leggessero nell’ordine indicato, prima i “Racconti di Belzebù al nipote”, che porta come sottotitolo “Una critica imparziale e obiettiva della vita dell’uomo”, e poi “Incontri con uomini straordinari”. La trasgressione a questo ordine è destinata a falsare lo scopo stesso della lettura, che è l’apprendimento della comprensione. Sono questi dei libri scritti in uno stato di coscienza oggettiva e quindi incomprensibili, il primo anche solo mentalmente, a una persona che vive in uno stato di coscienza ordinaria. Sono libri scritti per il cuore, non per la mente. La loro lettura di per sé produce gli effetti voluti, in primo luogo umorismo e calma, e da sola basta a creare quello sforzo cosciente che ha come risultato la comprensione. Lo sforzo meccanico invece come frutto dà solo l’apprendimento mnemonico automatico. Si consiglia tuttavia di leggere il “Belzebù” dopo i “Frammenti”, così il lettore potrà accorgersi della differenza che c’è tra il conoscere e il comprendere.
Prima del capitolo iniziale il “Belzebù” porta delle avvertenze, nelle quali si dice che i libri “sono stati scritti secondo principi completamente nuovi di logica e di ragionamento e strettamente diretti verso la soluzione dei seguenti tre punti cardinali. Prima serie: distruggere senza pietà e senza compromessi nel modo di pensare e di sentire del lettore le credenze e le opinioni radicate da secoli in lui attorno a tutto ciò che esiste nel mondo. Seconda serie: far conoscere al lettore il materiale che occorre per una nuova creazione e provarne la sanità e la buona qualità. Terza serie: assistere al sorgere nel modo di pensare e di sentire del lettore di una rappresentazione veritiera e non fantastica non di quel mondo illusorio che egli ora percepisce, ma di quel mondo che è reale”.
Il “Belzebù” inoltre va letto tre volte, come tre volte va pronunciata una preghiera per essere esaudita: “la prima per il benessere e la pace delle anime dei propri parenti, la seconda per il benessere dei propri vicini e solo la terza per se stessi”. La prima lettura va fatto “almeno nella maniera in cui si è abituati a leggere meccanicamente tutti i libri contemporanei e i giornali. La seconda come se si stesse leggendo ad alta voce di fronte a un’altra persona. E la terza soltanto cercando di approfondire l’essenza dei miei scritti”.
Prima di passare al contenuto del libro ricordiamo che ogni parola ha almeno tre significati e sette aspetti, come ogni parabola e ogni racconto mitico, e che quindi non vi è ragione di escludere proprio il significato letterale. Il libro è una specie di lunghissima favola in cui si racconta come nell’anno 1921 d.C., secondo il modo soggettivo di calcolare il tempo sulla Terra, precisa il narratore (cioè Belzebù), viaggiava nel cosmo su una nave spaziale Belzebù stesso diretto dal suo pianeta Karatas verso il sistema solare Pandetznokh per recarsi a una speciale conferenza sul pianeta Revozvrad in cui si dovevano discutere eventi concernenti questo Sole. L’inizio del capitolo II che s’intitola “Perché Belzebù si trovò nel nostro sistema solare”.
Ma chi è Belzebù? Non certo un terrestre (ha la coda e le corna), bensì addirittura uno che da giovane fu servitore del ‘Sole Assoluto’, SUA INFINITÀ SIGNORE SOVRANO, dal quale era stato assunto grazie alla straordinaria intelligenza piena di risorse. Ma in seguito venne esiliato nel nostro sistema solare Ors sul pianeta Marte per avere commesso degli errori. Poiché non era ancora divenuto definitivamente responsabile e la sua comprensione era limitata: aveva visto nel governo del Mondo qualcosa che a lui sembrava ‘illogico’ e così, interferendo in quelli che non erano affari suoi, aveva portato il regno centrale del Megalocosmo quasi sull’orlo di una rivoluzione. Ma ora era vecchio e cresciuto, e ormai perdonato per intercessione del Messaggero Celeste Ashiata Shiemash, ritornava a casa assieme al vecchio servitore Ahoon e al giovane nipote Hassein, dopo lunghi anni di espiazione e di purificazione, durante i quali aveva avuto modo, tra l’altro, di operare sei discese sul pianeta Terra. La storia occulta dell’uomo sulla terra è dunque l’argomento centrale del libro, a cui Belzebù arriva spinto dalle richieste insistenti del nipote, che voleva sapere prima di tutto se anche sul pianeta Terra abitavano esseri tricervicali e se i loro corpi potevano rivestirsi, come quelli di tutti i normali abitanti dei pianeti, di corpi superiori. Belzebù, dopo aver descritto con il suo solito impareggiabile umorismo gli abitanti di Marte, accenna a quelli di alcuni pianeti vicini, e a questo punto l’attenzione di Hassein è catturata e qui comincia il lungo racconto di Belzebù attorno alle sue discese sulla Terra. Come si vedrà alla fine lo scopo di questa sua narrazione è quello di istruire il nipote sul significato stesso della Vita e di fargli apprendere la compassione per quei poveri esseri che chiamano se stessi uomini ma che non lo sono.
Nel cap. IX intitolato “La causa dell’origine della Luna” si narra infatti l’origine dell’uomo e della vita sulla Terra e si spiega perché questo pianeta è così diverso dagli altri nello stesso sistema solare. Per un errore di calcolo di certi Sacri Individui a proposito dei problemi della creazione e del mantenimento dell’Universo la cometa Kondoor venne a cadere proprio sulla Terra e come conseguenza di questa violenta collisione la Terra, che allora era ancora agli inizi della sua formazione, si spaccò in due frammenti con conseguenze disastrose per tutto il nostro sistema solare, specie per Marte. Questi due frammenti formeranno in seguito la Luna e Anulios, ora divenuti pianeti indipendenti. Allora il Santissimo Sole Assoluto inviò una Altissima Commissione nel nostro sistema solare che rassicurò tutti dopo accurate indagini, dicendo che il pericolo di una catastrofe su scala cosmica era passato. Tuttavia rimaneva l’eventualità che i frammenti della Terra in futuro potessero abbandonare la loro posizione e causare irreparabili disastri. Perciò essi risolvettero che la misura migliore da prendere sarebbe stata quella di inviare da parte del pianeta Terra, che era il pezzo fondamentale, costantemente ai frammenti staccati, per il loro mantenimento, le sacre vibrazioni “Askokin”.
E così sulla Terra venne attuato il processo Ilnosoparno in base al quale sulla sua superficie cominciarono a svilupparsi i Microcosmi e i Tetartocosmi cioè gli animali, i vegetali e gli uomini. All’inizio questi ultimi erano dotati, in quanto esseri naturali, di istinti che gradualmente li avrebbero spiritualizzati fino a portarli al perfezionamento della Ragione Oggettiva. Ma in seguito, dopo un anno calcolato oggettivamente, essi andarono incontro a una disgrazia imprevista dall’Alto. Nel cap. X intitolato “Perché gli uomini non sono uomini” si racconta come l’Altissima Commissione presieduta dall’Arcangelo Sakkaki dovette scendere una seconda volta sulla Terra. Si temeva che gli uomini, una volta avendo compreso prematuramente la causa della loro origine sulla terra, che cioè con la loro esistenza avrebbero dovuto mantenere i frammenti staccati dal loro pianeta, non avrebbero più voluto continuare a vivere e si sarebbero distrutti a vicenda. Allora la Commissione decise di introdurre in essi, esattamente alla base della spina dorsale, lì dove una volta anch’essi avevano la coda, un organo speciale, le cui proprietà avrebbero fatto percepire la realtà in maniera capovolta, e in base al quale ogni impressione ripetuta dall’esterno avrebbe generato fattori per evocare in loro sensazioni di ‘piacere’ e di ‘godimento’. E questo ‘qualcosa’ fu chiamato ‘organo Kundabuffer’.
Riassicurata così l’armonia universale, grazie a questa invenzione dell’Arcangelo Looisos, tutto ritornò alla normalità e Belzebù poté continuare su Marte a fare le sue osservazioni planetarie, il tempo passava, la Terra cresceva con i suoi esseri tricervicali e una terza discesa dell’Altissima Commissione ebbe lo scopo di eliminare quell’organo Kundabuffer, in base al quale però, come Belzebù aveva notato, due cose strane, mai riscontrate nella vita degli esseri tricervicali, si erano verificate sulla Terra. La prima era la loro straordinaria fecondità, la seconda il processo di reciproca distruzione delle loro esistenze che faceva sì che si alternassero sulla terra periodi di sovrabbondanza e di scarsità di popolazione.
Una volta tolto l’organo Kundabuffer, le sue proprietà si trasmisero ereditariamente, ingenerando quei tratti tipici di quella strana e anormale psiche dei terrestri che si chiamano ‘egoismo’, ‘amor proprio, ‘vanità’, ‘orgoglio’, ‘opinione di sè’, ‘credulità’, ‘suggestionabilità’, e così via, tutte caratteristiche sconosciute agli esseri tricervicali dell’universo. Ne risulta capovolto il ‘senso istintivo della realtà’ e quindi reso impossibile in loro il processo di autoperfezionamento fino alla coscienza oggettiva, e tutto per una disgrazia causata da un errore non imputabile all’uomo stesso.
Come fare quindi per porre rimedio e per recuperare una possibilità di salvezza? Sulla Terra vengono inviati periodicamente dei Messaggeri Celesti che hanno la missione di aiutare l’uomo a eliminare le conseguenze dell’organo Kundabuffer, che lo fanno ritenere un essere separato dagli altri viventi e da ciò che esiste nell’universo, per il fatto che nella sua mente si è insinuata questa immagine di sé che si tende a divinizzare.
Il loro insegnamento è quello dello sforzo cosciente e della sofferenza intenzionale, soffrire e lottare per mettere ordine nei centri inferiori, armonizzarli, metterli in sintonia con la Vita Organica, nutrire la Luna appunto, producendo Askokin, cioè comprensione.
La Luna, nostra creazione bastarda, ci ipnotizza per divorarci, circolo vizioso di vampirismo in cui il padre genera il figlio per unirsi con lui in un connubio di dissoluzione. Occorre accettare il fatto di essere parto della natura, recuperare la salute degli istinti che sono stati corrotti, imparare ad accettare il ritmo del tempo della Terra, che è il suo respiro, identificarsi col film delle immagini che vagano sulla superficie della Terra e non con quelle proiettate dall’Organo Kundabuffer, accettare la contraddizione e la lotta tra la necessità della meccanicità e la possibilità della coscienza, tra la necessità di nutrire la Luna e la possibilità di liberarsi della Luna.
L’organo Kundabuffer fu tolto perché lo spargimento di sangue dovuto al processo di reciproca distruzione riassicurava nutrimento alla Terra ed equilibrio per i corpi planetari dei vari sistemi solari, di tutta la Terra che soffre, è Dio stesso che soffre nel desiderio di diventare ciò che si dovrebbe essere. La sofferenza è dovuta all’esistenza del crudele Heropass, il nemico di Dio. Ma difficile è per l’uomo riuscire a distinguere tra la sofferenza inutile e la sofferenza utile, eppure non è possibile evolversi se non si adempie al dovere Partkdolg.
La nostra esistenza risulta divisa in due periodi ben distinti, da una parte l’età preparatoria della giovinezza, dall’altra l’età adulta, nella quale se ci siamo ben preparati, possiamo essere in grado di pagare per la nostra esistenza e di assumere responsabilità e decisioni coscienti. Il lavoro su di sé è il dovere Partkdolg, lo scopo della nostra vita. Alla fine del cap. VII intitolato “Divenendo consapevoli del vero e proprio dovere”, Belzebù dà questo consiglio al nipote per la sua età preparatoria: “Nel frattempo esisti come esisti. Solo non dimenticare una cosa, alla tua età è assolutamente necessario che ogni giorno al tramonto mentre osservi i riflessi dello splendore del sole tu possa allacciare un contatto tra la tua coscienza e le varie parti inconsce della tua generale presenza. Cerca di far durare questo stato e di convincere le parti inconsce che se esse impediscono il tuo funzionamento generale nel periodo dell’età responsabile, non solo non potranno adempiere il bene per cui sono adatte, ma neanche potrà la tua generale presenza, di cui esse sono parti, essere in grado di divenire un buon servitore del nostro Comune Infinito Creatore e per quel periodo nemmeno saranno considerate degne di pagare per la tua crescita e la tua esistenza”.
Per acquistare il libro potete andare al sito di Re Nudo edizioni: www.renudo.it
Tratto dal libro: “Gurdjieff – le sue tecniche e la conoscenza di sé” di Luigi Maggi
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