Sullo spreco di energia: la veglia, il sonno e gli stati intermedi [parte 2]

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Sullo spreco di energia: la veglia, il sonno e gli stati intermedi [parte 2]

IL FUNZIONAMENTO DEI CENTRI IN RELAZIONE AL SONNO E ALLA VEGLIA

Ormai vi sarà chiaro che una delle principali fughe di energia è dovuta al nostro stato di tensione involontaria. In noi esistono molte altre perdite ma, rispetto a questa, sono tutte più difficili da riparare. Perciò cominceremo dalla più facile: se eliminiamo questa perdita, in seguito impareremo a fare i conti con le altre.

Il sonno dell’uomo non è altro che l’interruzione dei collegamenti tra i centri.

I centri dell’uomo non dormono mai. Le associazioni, dal momento che rappresentano la vita e il movimento dei centri, non cessano e non si fermano mai. L’arresto delle associazioni significa la morte. In tutti i centri, il movimento delle associazioni non si ferma neppure per un istante. Esse si susseguono in continuazione anche nel sonno più profondo. Se, in stato di veglia, un uomo vede, ascolta e si sente pensare, anche nel dormiveglia vede, ascolta e si sente pensare: e questo stato lo chiama sonno. Ma le associazioni proseguono anche in quell’altro stato, ugualmente chiamato sonno, in cui egli crede di non vedere e di non sentire assolutamente più nulla.

L’unica differenza sta nei collegamenti più o meno stretti tra un centro e l’altro.

Memoria, attenzione, osservazione, non sono che l’osservazione o l’ascolto di un centro da parte di un altro centro. Di conseguenza, ogni centro, in quanto tale, non ha bisogno di fermarsi o di dormire. Il sonno non gli fa né bene né male. Il cosiddetto sonno non ha lo scopo di far riposare i centri. Come ho detto prima, il sonno profondo subentra quando vengono sospesi i collegamenti tra i centri. In realtà, il sonno profondo, cioè il riposo totale della macchina, si instaura soltanto quando ogni rapporto e ogni collegamento cessa completamente di funzionare.

Noi abbiamo parecchi centri e altrettanti collegamenti: supponiamo che siano cinque. (In verità, non è esatto: alcuni uomini ne hanno due, altri sette. Ne consideriamo cinque come media.) La caratteristica dello stato di veglia consiste nel fatto che tutti i collegamenti sono in funzione. Quando se ne taglia o se ne interrompe uno solo, non siamo né addormentati né svegli.

Con un collegamento staccato, non siamo più svegli, ma nemmeno addormentati. Con due interruzioni, siamo ancora meno svegli, ma pur sempre non addormentati. Con tre interruzioni, non siamo svegli, ma nemmeno proprio addormentati. E così via.

Quindi noi non viviamo in due stati, sonno e veglia, come è convinzione comune, ma in parecchi stati.

Tra lo stato più attivo e intenso che a un singolo individuo sia dato di conoscere, e lo stato più passivo, esistono dei gradi intermedi. L’interruzione di un solo collegamento non risulta evidente all’esterno, poiché è impercettibile a occhi altrui. C’è gente la cui capacità di muoversi, di camminare e di vivere si esaurisce solo con la totale sospensione di tutti i collegamenti. Ad altri basta il taglio di due collegamenti per cadere addormentati.
Se supponiamo che la scala tra sonno e veglia comporti cinque stadi, allora c’è gente che continua a vivere, parlare e camminare al terzo stadio di sonno.
Gli stati profondi del sonno sono uguali per tutti, ma gli stati intermedi sono spesso soggettivi.

Ci sono persino dei «fenomeni» per i quali l’attività tocca la punta massima con la sospensione di uno o più collegamenti.
Se una persona, a causa della sua educazione, vive abitualmente in uno stato del genere, se, proprio vivendo in tale stato, ha acquisito tutto ciò che possiede, allora la sua attività è costruita su di esso, e solo in esso egli può essere attivo. Ma, per quanto riguarda voi personalmente, lo stato attivo è relativo: in un determinato stato, voi avete un determinato grado di attività. Lo stato attivo oggettivo è quello in cui tutti i collegamenti sono intatti. Ma per ogni stato esiste un’attività soggettiva corrispondente.

Quindi ci sono molti gradi di sonno e di veglia. Lo stato attivo è uno stato in cui le facoltà di pensiero e di percezione lavorano al massimo della loro capacità e intensità. Come c’è uno stato di veglia oggettivo, cioè il vero stato di veglia, totalmente attivo, così c’è uno stato di sonno oggettivo, totalmente passivo.

A ogni modo, ciascuno deve comprendere che lo scopo del sonno si raggiunge solo quando tutte le comunicazioni tra i centri sono interrotte. Solo in tal caso la macchina può produrre ciò che il sonno è destinato a produrre. Perciò la parola « sonno » sta a indicare uno stato in cui tutti i collegamenti sono sospesi.

Il sonno profondo è uno stato in cui non abbiamo né sogni né sensazioni. Se ci sono dei sogni, significa che uno dei collegamenti non è sospeso, poiché la memoria, l’osservazione, la sensazione, non sono altro che l’osservazione di un centro da parte di un altro centro. Perciò, quando osservate ciò che avviene in voi stessi, o quando ve ne ricordate, significa che un centro ne osserva un altro. Se un centro può osservare, vuol dire che esiste qualcosa attraverso cui può osservare. E se esiste qualcosa attraverso cui può osservare, la comunicazione non è interrotta.

Insomma, se la macchina è in buono stato, ha bisogno di pochissimo tempo per produrre quella certa quantità di sostanza che costituisce la ragion d’essere del sonno; in ogni caso, molto meno di quanto siamo abituati a dormire. Ciò che chiamiamo sonno quando dormiamo sette ore, dieci ore o Dio sa quanto, non è sonno. Gran parte di questo tempo non viene passato nel sonno, ma in stati intermedi di inutile dormiveglia.

Certe persone hanno bisogno di molte ore per addormentarsi e di molte ore per ritornare in sé. Se potessimo addormentarci di colpo e, altrettanto di colpo, passare dal sonno alla veglia, concederemmo agli stati intermedi solo un terzo o un quarto del tempo che sprechiamo attualmente.
Ma in noi questi collegamenti si staccano e si riattaccano in modo meccanico, e noi ignoriamo come interromperli volontariamente.
Noi siamo schiavi di questo meccanismo. Quando a «ciò» fa comodo, possiamo passare a un altro stato. Altrimenti, non ci resta che metterci a letto e aspettare che «ciò» ci dia il permesso di riposare.

Questa indesiderabile dipendenza e meccanicità ha diverse cause. Una di esse è rappresentata dal cronico stato di tensione spiegato all’inizio, che fa parte dei numerosi fattori di dispersione delle nostre riserve di energia. A questo punto, potete rendervi conto che l’eliminazione delle tensioni croniche ci permetterebbe di raggiungere un duplice scopo. In primo luogo, potremmo risparmiare molta energia, in secondo luogo eviteremmo di stare inutilmente sdraiati ad attendere il sonno.

Quindi vedete com’è semplice, com’è facile da mettere in pratica, e quanto sia necessario. Liberarci da questa tensione perpetua ha per noi un valore inestimabile.

Più tardi vi darò alcuni esercizi a questo scopo. Vi raccomando di prestar loro la massima attenzione e di impegnarvi con tutte le forze per ottenere da ogni esercizio il risultato previsto.

Bisogna imparare a ogni costo a non essere tesi, quando la tensione non è necessaria. Quando siete seduti senza far niente, lasciate dormire il vostro corpo. Quando dormite, fate in modo di dormire con la totalità di voi stessi.

[Fine seconda parte – Leggi la prima parte]

(G.I. Gurdjieff, Prieuré, 30 gennaio 1923 – tratto da “Vedute sul mondo reale“)

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