Non è stato amore a prima vista

Non è stato amore a prima vista

Ricerca,Amore,Danze Sacre,ShurtaNon è stato amore a prima vista, ma pre-vista. Quando lessi in Incontri con uomini straordinari quella paginetta dedicata alle Danze Sacre – striminzita, essenziale, criptica – si accese una luce dentro di me.

Quella luce aveva i colori della mia infanzia, quando nella mia cameretta, prima di andare a dormire, giocavo seriamente a comporre figure con il corpo e pensavo che come per le parole, ci fosse un alfabeto in movimento, un linguaggio muto, capace di raccontare storie misteriose, silenziose e bellissime.

Così, quando un libraio, forse più interessato a me che alla mia formazione, mi propose di leggere Gurdjieff per rispondere alle mie domande esistenziali, con i miei 14 anni e una grande disperazione, cominciò la mia ricerca della verità.

L’idea di un luogo segreto in un paese lontano dell’Asia, in cui delle sacerdotesse danzavano e “chi sapeva” riconosceva ciò che veniva rappresentato, m’intrigò parecchio, tanto da vagare in solitudine nella città per cercare qualche indizio, una traccia, che mi mettesse in contatto con quel mondo descritto da Gurdjieff, perché questo mondo non mi rispondeva e io ero piena di domande: Chi sono? Cosa ci faccio qui? Perché la vita ordinaria mi appare insensata, mentre le persone intorno a me procedono come degli schiavi senza neppure il desiderio di ribellarsi? Una vita così mi era intollerabile, ero completamente invasa da lotte interiori.

Una sera di “febbre”, ricominciai a sentire forte la nostalgia della Via e m’imbattei in un sito di Movimenti e Danze Sacre. Mandai un’email per chiedere informazioni sull’Enneagramma, perché solo con lo studio non riuscivo a venirne a capo. Mi rispose Shurta. Ci parlammo per telefono e mi invitò a un seminario.

A 27 anni, per la prima volta in fila e in riga sulla Via per tornare “a casa”, insieme a Shurta e Riccardo, un allievo del corso continuativo, capii che mi trovavo al momento giusto nel posto giusto.

Dopo 7 anni e mezzo di pratica e di ricerca, vedo che la mia vita verte su questo insegnamento, oggi un po’ meno sconosciuto; che la mia lotta di ragazzina per non finire trasportata passivamente alla deriva, come un relitto nel fiume sotterraneo degli abissi, è ancora presente in me e che il mio desiderio di passare dall’altra parte del fiume necessita ancora di un lungo e costante esercizio per diventare reale.

Paola La Via

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