16 Nov La conoscenza segreta (parte 2)
IMPARARE DA COLORO CHE SANNO
Vi sono periodi nella vita dell’umanità, che generalmente coincidono con l’inizio del declino delle civiltà, in cui le masse perdono irrimediabilmente la ragione e si mettono a distruggere tutto ciò che era stato creato in secoli e millenni di cultura. Tali periodi di demenza, che spesso coincidono con cataclismi geologici, perturbazioni climatiche, ed altri fenomeni di carattere planetario, liberano una grandissima quantità di questa materia di conoscenza. Ciò che, a sua volta, rende necessario un lavoro di ricupero, senza il quale essa andrebbe perduta. Così, il lavoro consistente nel raccogliere la materia sparsa della conoscenza, molto spesso coincide con il declino e la distruzione di culture e civiltà.
Questo aspetto della questione è chiaro. Le masse non si preoccupano della conoscenza, non vogliono saperne, e i loro capi politici, nel proprio interesse, non lavorano che a rafforzarne l’avversione, la paura del nuovo e dell’ignoto. La schiavitù nella quale vive l’umanità è basata su questa paura. È persino difficile immaginarne tutto l’orrore.
La gente non comprende il valore di ciò che perde. Ma per capire la causa di tale schiavitù basta osservare come vivono le persone, ciò che costituisce lo scopo della loro esistenza, l’oggetto dei loro desideri, delle loro passioni e aspirazioni, a che pensano, di cosa parlano, cosa servono e adorano. Guardate dove va a finire il denaro della società colta dei nostri tempi; a parte la guerra, considerate ciò che impone i prezzi più alti, dove si riversano le grandi folle. Se si riflette un momento intorno a questi fatti, diventa chiaro che l’umanità, così com’è ora, con gli interessi di cui vive, non può aspettarsi niente di diverso da ciò che ha. Ma come ho già detto, non può essere altrimenti. Immaginate che, per tutta l’umanità, non vi sia che una mezza libbra di conoscenza disponibile all’anno! Se questa conoscenza viene diffusa tra le masse, ciascuno ne riceverà così poco che continuerà a restare il pazzo che era. Ma, grazie al fatto che pochissimi uomini hanno il desiderio di questa conoscenza, coloro che la chiedono potranno riceverne, per così dire, un granello ciascuno, e acquistare la possibilità di diventare più intelligenti. Tutti non potrebbero diventare intelligenti, anche se lo desiderassero. Se anche diventassero intelligenti, non servirebbe a nulla, perché esiste un equilibrio generale che non potrebbe essere rovesciato.
Ecco un aspetto. L’altro, come ho già detto, consiste nel fatto che nessuno nasconde nulla; non vi è il minimo mistero. Ma l’acquisizione o la trasmissione della vera conoscenza esige grande fatica e grandi sforzi, sia da parte di chi riceve che da parte di chi da. Coloro che possiedono questa conoscenza fanno tutto ciò che possono per trasmetterla e comunicarla al più gran numero possibile di uomini, per aiutarli ad avvicinarsi ad essa e renderli capaci di prepararsi a ricevere la verità. Ma la conoscenza non può essere data con la forza a coloro che non la vogliono e, come abbiamo appena visto, un esame imparziale della vita dell’uomo medio, dei suoi interessi, di ciò che riempie le sue giornate, dimostrerà immediatamente che è impossibile accusare gli uomini che posseggono la conoscenza di nasconderla, di non volerla trasmettere o di non desiderare di insegnare agli altri ciò che essi sanno.
Colui che desidera la conoscenza deve fare egli stesso gli sforzi iniziali per trovarne la sorgente, per avvicinarla, servendosi delle indicazioni date a tutti, ma che generalmente la gente non desidera vedere, né riconoscere.
La conoscenza non può venire agli uomini senza che essi facciano degli sforzi.
Essi lo capiscono benissimo quando non si tratta che di conoscenze ordinarie; ma nel caso della grande conoscenza, posto che ne ammettano la possibilità di esistenza, pensano che ci si possa aspettare qualcosa di diverso. Ognuno sa benissimo, per esempio, che chi voglia imparare il cinese dovrà lavorare intensamente per molti anni; tutti sanno che cinque anni di studi sono indispensabili per afferrare i principi della medicina, e più del doppio, forse, per lo studio della musica e della pittura. E tuttavia certe teorie affermano che la conoscenza può venire senza alcuno sforzo, che essa può essere acquisita anche dormendo. Il solo fatto che esistano simili teorie costituisce una spiegazione supplementare del fatto che la conoscenza non può raggiungere gli uomini. Allo stesso tempo è essenziale comprendere che gli sforzi indipendenti di un uomo per raggiungere qualcosa in questa direzione non possono, da soli, dare alcun risultato.
Un uomo può raggiungere la conoscenza soltanto con l’aiuto di coloro che la posseggono.
Questo deve essere compreso fin dall’inizio. Bisogna imparare da coloro che sanno.
Dal libro di Ouspensky – “Frammenti di un insegnamento sconosciuto”
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