22 Feb “Io sono” in movimento
Da dove vengono le nostre azioni, i nostri movimenti? Quando i centri non sono collegati, ci possono essere solo reazioni.
Nel nostro stato abituale i centri (corpo, mente, emozioni) non hanno le stesse associazioni, lo stesso scopo, la stessa visione.
L’azione reale appartiene a uno stato che va al di là del nostro funzionamento ordinario. C’è in noi un movimento perpetuo di energia che non si ferma mai, ma da’ vita a molti altri movimenti di energia.
Ogni movimento è uno spostamento da una posizione a un’altra o da un atteggiamento a un altro. Non vediamo mai contemporaneamente la posizione e lo spostamento. O ci concentriamo sulla posizione e ignoriamo il movimento, o ci concentriamo sul movimento, perdendo però di vista la posizione.
Possiamo dunque prevedere un movimento e metterlo in moto, ma non seguirlo. Seguire un movimento richiede una certa visione interna. In genere l’energia del mio sguardo è passiva, la mia attenzione non è libera. Guardo attraverso un’immagine, un’idea, e di conseguenza non vedo veramente. Posso avere una sensazione del mio corpo, ma non sento il movimento dell’energia in esso contenuta. Per sentire questo movimento, lo stato del corpo deve cambiare, e così pure lo stato del pensiero e del sentimento. Il corpo deve acquisire una grande sensibilità e un potere di azione che gli sono totalmente sconosciuti. Deve riconoscere che è qui per servire, che è la materia, lo strumento attraverso cui la forza agisce. Il corpo deve vedere che ha bisogno di obbedire, e che è assolutamente necessaria una comprensione con il pensiero. Allora può verificarsi un nuovo tipo di movimento: un movimento libero. Ciò non avverrà senza di me, senza la mia attenzione. E più la mia attenzione sarà totalizzante, più sarà libero il movimento. Per mantenere una relazione tra i due centri, deve essere compiuta un’azione a un certo ritmo, a una certa velocità. Ma ci muoviamo sempre alla nostra velocità, che è un ritmo di inerzia, un ritmo privo di attrazione vivificante. L’azione cioè non è vissuta da tutto me stesso. O non mi prende pienamente il corpo, e il pensiero perde libertà, o il pensiero non è abbastanza attivo e il corpo allora segue i propri schemi abituali. Perciò l’azione non crea niente di nuovo, niente di vivo, nessun ‘suono’.
Nei Movimenti di Gurdjieff, che possono rappresentare una nuova qualità di azione, c’è un ritmo prestabilito al quale dobbiamo sottometterci. Nel nostro lavoro personale siamo noi a dover trovare il giusto ritmo e sottometterci a esso, altrimenti il lavoro non si trasformerà. Ho bisogno di sentire una equa partecipazione del corpo e dei pensieri, una stessa forza, una stessa intensità. Allora la sensazione di energia contenuta nel corpo potrà essere più forte della sensazione del corpo in sé. Posso seguire il movimento. ‘Io sono’ il movimento.
(Jeanne De Salzmann, “La realtà dell’essere”)
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