24 Lug Gurdjieff e i danzatori del Tibet
“La scena di cui vi parlerò si svolge in Tibet, dove sono stato io stesso e ho ascoltato la musica che alcuni danzatori producono. Si arriva a una vallata ai piedi di una collina e lì si sente all’improvviso della musica: non soltanto una musica di tamburello e flauto, ma qualcosa di infinitamente più grande, una musica come non c’è stata mai, realmente celestiale.
Tutt’intorno non c’erano altro che montagne, nessuna abitazione in vista, nessun essere umano.
Qual era la causa di questa divina armonia?
Il leader di questi danzatori teneva in mano un apparato, che ha proprietà simili a quella che oggi chiameremo una radio. Questo, ricordate, accadde 35 anni fa, molto tempo prima che le radio fossero generalmente in uso. Con questo apparato il leader dirige non la musica, perché non c’è musica, bensì le vibrazioni che escono dagli speciali movimenti del corpo dei danzatori; meglio ancora, dalla totalità di ciò che essi stanno sperimentando. Queste vibrazioni vengono raccolte nei globi che essi portano sulla testa, tipo grandi cappelli con antenne. E giù nella valle c’è un secondo strumento, corrispondente a quello tenuto dal leader, che, quando si stabilisce un contatto tra i due, raccoglie le vibrazioni prodotte dai danzatori e le trasmette sotto forma di musica. Anche così, come ho detto, non c’è musica, non ci sono strumenti musicali. Non è un miracolo?
È risaputo che ogni forte esperienza può produrre delle vibrazioni e che le esperienze di un’intensità interiore specifica, come quella dei danzatori di cui vi sto parlando, possono emettere vibrazioni capaci di produrre musica, musica divina. Una persona può arrivare a tali risultati per mezzo di un certo sforzo. Ma dev’esserci un’armonia del tutto generale, nella totalità di un uomo, altrimenti c’è dissonanza, ed è necessario un atteggiamento interiore ben preciso per produrre questa musica celestiale.
Capite cosa significa arrivare a tale punto? Quei danzatori devono aver studiato questi movimenti speciali sin dall’infanzia, e solo ora, come uomini anziani, sono in grado di partecipare alla cerimonia. Immaginate come hanno dovuto lavorare! Paragonati ai loro sforzi, gli esercizi che voi tutti avete fatto poco fa non sono altro che giochi da bambini. Ma questo che vi ho mostrato vi aiuterà a capire le mie così spesso ripetute istruzioni riguardanti i movimenti intenzionali del corpo. Per esempio, non dovete fare un movimento con tutta la gamba quando ciò che si richiede è semplicemente un gesto con il piede. La gamba potrebbe essere necessaria per qualche altro scopo diverso. La stessa cosa vale per tutti gli arti.
Questi movimenti richiedono un’attenzione davvero completa. Ogni cosa deve essere fatta correttamente fin dall’inizio, con esattezza e rispetto per i dettagli. Forse non arriveremmo a produrre musica. Questo non importa. Non è una questione di musica, si tratta piuttosto di sperimentare realmente l’IO SONO. Ci sono sette esercizi per questo, uno dei quali vi è stato già assegnato. Se doveste ripetere soltanto con la mente “Io sono” per mille anni, ciò non vi darebbe nulla di reale. Ma questo esercizio, eseguito fedelmente, può aiutare a raggiungere il vero IO SONO. Accuratezza ed esattezza fin dall’inizio, è questo che è necessario. Solo questa esattezza nel nostro lavoro può dare risultati esatti. Ricordate cosa udii in quelle montagne: sarebbe bastato un movimento eseguito in modo non esatto da quei sette danzatori perché ogni cosa andasse perduta. Una nota dissonante e il risultato sarebbe stato una cacofonia.
Ciò a cui si deve mirare è la totalità dell’attenzione, attenzione in tutte le nostre parti.”
Gurdjieff ai suoi allievi
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