12 Apr L’ATTORE da VEDUTE SUL MONDO REALE Gurdjieff parla ai suoi allievi
Domanda: La professione di attore è utile per sviluppare un lavoro coordinato dei centri?
Risposta: Più un attore recita, più il lavoro dei suoi centri si separa.
Per recitare occorre innanzi tutto essere un artista. Abbiamo già parlato dello spettro che dà origine alla luce bianca. Un uomo può essere ritenuto un attore solo se è capace, per così dire, di produrre la luce bianca. Un vero attore è colui che crea, che riesce a riprodurre integralmente i sette colori dello spettro. Artisti del genere sono esistiti in passato e ancora ne esistono. Ma quasi sempre, oggi, un attore è tale solo esteriormente.
L’attore, come tutti gli uomini, ha un determinato numero di atteggiamenti di base; tutti gli altri atteggiamenti non sono che una combinazione dei primi. Tutti i ruoli sono costruiti sugli atteggiamenti. È impossibile acquisire nuovi atteggiamenti attraverso la pratica: la pratica può solo rafforzare quelli vecchi. Più andate avanti, più vi sarà difficile imparare atteggiamenti nuovi e sempre meno ne avrete la possibilità.
Tutti gli sforzi dell’attore sono inutili, sono uno spreco di energia. Se questo materiale fosse conservato e usato per qualcosa di nuovo, sarebbe più utile. Ma così, è sempre la stessa canzone.
È solo nella propria e nell’altrui immaginazione che un attore dà l’impressione di creare. Nella realtà dei fatti egli non può creare.
Per il nostro lavoro, questa professione non può essere d’aiuto; al contrario, essa non fa che complicare le cose per il futuro.
Prima la si abbandona, meglio è; così può sorgere più facilmente qualcosa di nuovo .
Il talento si può fabbricare in ventiquattr’ore. Il genio esiste, ma un uomo ordinario non può essere un genio. È solo una parola.
Ed è così in tutte le arti. La vera arte non può essere il lavoro di un uomo ordinario. L’uomo ordinario non può recitare, non può essere « io ». L’attore di oggi non è in grado di avere gli atteggiamenti che ha un altro uomo, non è in grado di provare dentro di sé ciò che prova un altro uomo. Se recita la parte di un prete, un attore dovrebbe avere la comprensione e i sentimenti di un prete. Ma può averli soltanto se possiede tutto il materiale d’esperienza del prete, tutto ciò che un prete sa e comprende. La stessa cosa vale per ogni altra professione; per ciascuna è necessaria una conoscenza particolare. Senza questa conoscenza, l’artista non fa che immaginare.
In ogni persona le associazioni si susseguono in modo particolare. Vedo un uomo fare un gesto che colpisce la mia attenzione, e da quel momento cominciano le associazioni. Se sono un poliziotto, probabilmente sospetto quell’uomo di volermi derubare. Supponendo che quel tale non ci abbia pensato affatto, io, poliziotto, non ho capito il suo gesto. Se sono un prete, ho delle altre associazioni; magari immagino che quel movimento abbia qualcosa a che fare con l’anima, mentre in realtà quell’uomo mira semplicemente al mio portafoglio.
Soltanto se conosco contemporaneamente la psicologia del prete e quella del poliziotto, e i loro diversi punti di vista, posso comprendere con la mente; soltanto se ho in me gli atteggiamenti corrispondenti del sentimento e del corpo, posso sapere con la mente quali saranno le loro associazioni di idee, e quali associazioni di idee provocheranno le relative associazioni emotive. Questo è il primo punto.
Se conosco la macchina, a ogni istante posso dare ordini perché le associazioni cambino, ma devo farlo davvero a ogni istante. A ogni istante, le associazioni cambiano automaticamente, una tira l’altra, all’infinito. Se sto recitando una parte, devo dare continuamente delle direttive. Non mi è possibile abbandonarmi all’impulso del momento.
Io posso dare ordini soltanto se c’è qualcuno in grado di farlo. La mente non può dare direttive, è occupata. Anche il sentimento è occupato. Bisogna che ci sia qualcuno disimpegnato dall’azione, distaccato dalla vita. Solo in tal caso mi è possibile dare degli ordini.
Colui che ha un « Io » e conosce i requisiti di ogni ruolo, può recitare una parte. Chi non ha un « Io », non può.
Per essere un vero attore, bisogna essere un vero uomo.
Un vero uomo può essere un attore e un vero attore può essere un uomo.
Tutti dovrebbero cercare di essere attori. È una meta molto elevata. La meta di ogni religione, di ogni conoscenza, è di essere attori. Ma oggi sono tutti « attori ».
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